Per la prima volta, quest’anno, il 29 settembre scorso si è celebrata la Giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e la perdita alimentare. È cresciuto negli anni il numero di persone che soffrono di denutrizione fino ad arrivare agli 820 milioni di oggi. Ridurre gli sprechi diventa, perciò, vitale. Ma ogni anno circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo commestibile viene buttato. Un fallimento economico, morale e ambientale.
Senza conoscenza, non c’è tutela ambientale. Per questo, il contributo della scuola può rivelarsi una scelta strategica di successo nel trasmettere i principi della tutela ambientale e nella lotta allo spreco alimentare. Oggi, gli insegnanti, hanno il compito di educare i cittadini di domani, e di far capire come le abitudini errate possono impattare negativamente sull’ambiente e, immancabilmente, sulla salute di tutti.
Comprendere i problemi legati allo spreco alimentare è il primo passo da fare per contrastarne gli effetti. A scuola è possibile promuovere la conoscenza e cultura del cibo sano nelle famiglie, e questo perché molta parte dello spreco alimentare comincia nelle case. Un ruolo importante può essere svolto anche dalle mense scolastiche. Il momento del pranzo può diventare la riscoperta di mangiare sano e consapevole, con la preparazione di menu vari e bilanciati, con pietanze preparate con frutta e verdura di stagione, conservando magari quello che avanza (per esempio, il pane, la frutta o i prodotti da forno) in appositi sacchetti per mangiarlo in un secondo momento. Nelle mense, infatti, si spreca tanto cibo che finisce nella spazzatura, il recupero delle eccedenze da distribuire alle persone in difficoltà è il modo migliore per non sprecarlo e far del bene.
Ogni attività a scuola (letture, proiezione video, preparazione merende) deve informare ma anche dare la possibilità agli alunni di raccontare la propria esperienza, confrontandosi così con i compagni per riflettere sulle ragioni dello spreco, provando a trovare assieme una soluzione costruttiva.