Un’altra scuola è (sempre) possibile. Una scuola più slow, con ritmi più lenti, ascoltando e conoscendo gli studenti, realizzando programmi di insegnamento cuciti addosso ai loro interessi e soprattutto capacità. Una scuola con il freno a mano tirato. Una scuola che non insegue programmi da completare, dove i ritmi non sono scanditi dalla corsa ai voti.
È l’idea della Slow Education del prof di musica Jon Harrison, nata dopo essersi ritrovato tra le mani e letto con passione il libro di Carl Honorè, Elogio della lentezza. Harrison lavora da anni – a Manchester – al programma del governo anglosassone “Creative Partnership” con l’obiettivo di introdurre la creatività a scuola.
Passare il tempo, a scuola, lentamente, con bambini e ragazzi consente di ottenere risultati brillanti. Accompagnare i bambini in modo lento nella crescita li aiuterà a vivere la vita in modo più creativo, con meno stress e ansia da prestazione, più entusiasmo e più emozione.
La scuola istituzionale ha bisogno di sperimentare nuovi modelli di educazione, fare esperienze alternative e intraprendere ed esplorare percorsi nuovi per sopravvivere all’anarchia sociale ed economica che stiamo vivendo, specie di questi tempi. L’apprendimento è importante che avvenga sul campo, con esperienze dirette che possano stimolare i bambini e i ragazzi dal punto di vista emotivo, cognitivo e di tipo comportamentale. Sì quindi a laboratori, workshop e role playing (gioco o interpretazione dei ruoli).
A
scuola, come a casa, oggi, il tempo usato dagli adulti per fare le cose
con i bambini sarà restituito domani in sicurezza, tranquillità
emotiva, scoperte nuove, traguardi raggiunti e sogni divenuti realtà.
Non
è facile, la vita oggi va di corsa. A lavoro, a scuola e nelle
relazioni sociali. Ma concedere tempo per crescere nei tempi giusti e
apprendere slowly è quello di cui i bambini hanno più bisogno.
La Slow Education offre al bambino la possibilità di imparare ad ascoltare e ad ascoltarsi e a capire gli altri e a capirsi. Per costruire un percorso scolastico e di vita diverso (e autonomo) è importante che ci sia dialogo tra insegnanti e genitori (i primi educatori) con lo scambio di idee e dubbi e la condivisione di riflessioni e conoscenze.