Partecipare
ai giochi di ruolo (role playing) serve agli alunni per imparare a
stare in gruppo, a confrontarsi con comportamenti diversi dai propri, e
dopo averli osservati con attenzione, a trovare nuovi modi di interagire
(e rapportarsi) con gli altri, andando oltre le apparenze.
Sotto
l’attenta guida dei docenti e di un trainer specializzato nei giochi di
ruolo, il role playing può diventare un modo nuovo di fare didattica,
garantendo ottimi risultati. Ma è una tecnica che non serve solo dal
punto di vista didattico.
Grazie all’aiuto di un esperto, i
comportamenti differenti che emergono davanti a una problematica,
possono aiutare la classe a trovare un punto in comune, convogliando
nella stessa direzione. Di ogni alunno, docente e tutor possono tirare
fuori il meglio di sé, perché ogni alunno diventa protagonista della
scena, osservando e calandosi in un ruolo in modo del tutto spontaneo,
vivendo situazioni diverse ogni volta e che ben si contestualizzano alla
vita quotidiana.
Il role playing, anche a scuola, può ritenersi a tutti gli effetti una vera e propria rappresentazione teatrale, dove ogni alunno entra in scena e si avvicina a un determinato ruolo seguendo la sua indole e il suo carattere. L’interazione fra gli alunni può essere favorita ricorrendo a tecniche teatrali, come quella dello specchio. Mettere in scena un testo richiede attenzione e unione tra gli attori, in fase di preparazione e durante l’ultimo atto sul palcoscenico, davanti a un pubblico. È un continuo scambio di energie positive e negative spese per un fine comune: portare in scena un’opera ben fatta. Il teatro ha un potere aggregante, lancia messaggi educativi e permette all’attore di crescere fisicamente ed interiormente.
Ai fini didattici, un’ottima tecnica è anche quella dell’autopresentazione. Ogni alunno, parlando liberamente e senza freni davanti agli altri, può presentarsi e raccontare della sua famiglia, del suo passato e presente scolastico…