Rita Levi Montalcini, la donna che insegnò a coltivare il cervello

Rita Levi Montalcini, la donna che insegnò a coltivare il cervello

Una piccola grande donna, impegnata per tutta la vita a trasmettere valori e idee con impegno e passione. Una donna che ha sempre affascinato per la sua innata eleganza e tenacia e che incantava per la sua intelligenza e arguzia. Rita Levi Montalcini è ancora oggi la sola donna italiana ad aver ricevuto il premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia (anno 1986), la prima donna ad essere ammessa all’Accademia Pontificia.

Rita si laureò nel 1936 in Medicina con 110 e lode a Torino, città in cui nacque nel 1909. Aveva tra I suoi colleghi Salvatore Luria e Renato Dulbecco, futuri premi Nobel. Insieme frequentavano I corsi di Giuseppe Levi, studioso della crescita cellulare.

Erano anni difficili, tante le prove da superare ma lei, con grande coraggio e spirito di resistenza, le affrontò tutte. E’ stata vittima delle leggi razziali, le fu vietato qualunque tipo di ricerca, la costrinsero a fuggire in Belgio. Anche da lontano continuò a lavorare con Levi. Iniziata la guerra, la seconda guerra mondiale, fa ritorno in Italia e a Torino mette su un piccolo laboratorio casalingo nella sua camera da letto. E’ in quel periodo che comincia a studiare il sistema nervoso degli embrioni di pollo. Solo nel 1945 riesce a riprendere I suoi studi e le sue ricerche all’Università di Torino.

Nel 1947 parte per gli Stati Uniti. Il professor Viktor Hamburger, biologo della Washington University di St. Louis, le offre la possibilità di studiare assieme il sistema nervoso embrionale dei vertebrati. Con il suo collaboratore Stanley Cohen, nel 1954, fa la scoperta del NGF, il Nerve Growth Factor, ossia una proteina interessata nello sviluppo del sistema nervoso. Le loro ricerche, durate trent’anni, si concentreranno sul meccanismo di azione di questa proteina. Una scoperta che le varrà nel 1986 il Premio Nobel. Resterà negli Stati Uniti fino al 1977, in Italia tornerà però definitivamente solo nel 1979.

E’ vissuta preoccupandosi sempre di trasmettere il suo sapere alle giovani generazioni di scienziati, lottando con forza contro il nepotisimo e le tante pressioni politiche che riceveva costantemente. Si è sempre battuta per I valori della libertà e ha sempre creduto nelle istituzioni, che ha potuto servire con la nomina di senatrice a vita nel 2001 per gli alti meriti in campo scientifico e sociale.

Non temeva la morte, affermava infatti che quando muore il corpo rimane sempre quello che hai lasciato. Si è spenta il 30 dicembre 2012, a Roma. Aveva 103 anni.